Viola è arrivata in quinta elementare con alti e bassi nell’apprendimento. Sappiamo bene che alle elementari i voti di solito sono abbastanza alti, ma lei non ha mai avuto i dieci dei suoi compagni. Eppure ci metteva tutto l’impegno del mondo.
E ci rimaneva male. Le maestre dicevano alla mamma che era una bambina troppo distratta, che si dimenticava sempre il materiale a casa, che doveva diventare più responsabile.
La mamma allora la brontolava, non si capacitava. Viola è una bambina intelligente e si fa fatica, davanti a bambini intelligenti, a capire che c’ è qualcosa che non va. Fatto sta che a metà della quinta elementare arriva una maestra nuova a sostituire l’altra per motivi di salute e questa nuova insegnante a Viola piace da subito, perché ha una modalità nuova di insegnare.
Per tutta la classe predispone un apprendimento con mappe concettuali dove sono inserite anche immagini e per tutti attiva una didattica divertente.
La maestra si accorge che Viola fa fatica a leggere, è molto più lenta rispetto alla classe e anche nella scrittura compie molti errori ortografici. Inoltre si accorge che spesso quando legge qualcosa la comprensione non è buona.
Parla con la mamma e le consiglia di fare una valutazione per capire se la bambina è dislessica. La mamma accetta il consiglio e la porta a fare la valutazione. Svelato il mistero: Viola è dislessica, disgrafica e disortografica.
La dottoressa nella diagnosi inserisce le indicazioni per la scuola: strumenti compensativi per lettura e scrittura, tempi più lunghi per rispondere alle domande, compiti in classe ridotti e aiuti nella comprensione del testo. La mamma porta la diagnosi a scuola e la maestra le consiglia di rivolgersi a un tutor specializzato per supportarla e imparare un buon metodo di studio in vista delle scuole medie.
Ecco che Viola arriva da noi. Siamo quasi a fine della quinta elementare.
Accidenti! È una bambina molto sveglia, pratica, non si perde d’animo e ha una gran voglia di imparare. Leggo la diagnosi e il suo quoziente intellettivo, infatti, è 107. Molto buono per fare un ottimo lavoro.
Iniziamo un percorso di metodo di studio e Viola impara da subito a diventare autonoma nel leggere con sintesi vocale e impara ad utilizzare un programma di videoscrittura per i testi. Impara a prendere le informazioni importanti quando ha le materie di studio e a farsi dei meravigliosi schemi per poter ripassare a casa. Impara strategie e scorciatoie che le fanno recuperare tempo prezioso e impara soprattutto che non è stupida.
I suoi voti improvvisamente si alzano così come la sua autostima.
La scuola finisce e passiamo l’estate a recuperare alcune lacune che erano rimaste e a fare un potenziamento sulla comprensione del testo.
Ed eccoci in prima media.
La paura all’inizio è tanta. Ma i prof capiscono subito chi è Viola: intelligente, determinata, testarda, dolcissima, competente.
La prof. di italiano ci chiama. Ci dice che non ha mai visto una bambina dislessica con tanta inventiva, con tanta voglia di raccontare e di scrivere storie.
Ci fa i complimenti per il lavoro svolto.
Ma quello che la prof non sa è che noi abbiamo svolto sicuramente bene il nostro lavoro, ma è stata Viola a fare tutto. È lei che ha accettato l’aiuto, è lei che ha ascoltato, imparato e messo in pratica ciò che le veniva detto. È lei che ci diceva “Muoviamoci, che ho 4 materie da fare e voglio farle tutte bene”, è lei che ci spronava a non perdere tempo saltando anche le pause.
E quando a fine prima media vieni a sapere che quella ragazzina ha deciso di iscriversi a un concorso letterario per “Piccole storie per piccoli scrittori” ti
vengono le lacrime agli occhi. E allora pensi che il tuo lavoro alla fine… è il lavoro più bello del mondo.